Workem Canapol, la canapa per una conceria green

Workem lancia il progetto Canapol, un nuovo conciante ecosostenibile e certificato ricavato da materie prime rinnovabili che intende ritagliarsi un ruolo di leadership nel panorama di una filiera sempre più circolare e libera dai metalli pesanti

Si chiama Canapol la soluzione per un futuro green del processo conciario. La nuova linea di prodotti ecosostenibili e certificati per la concia delle pelli promette l’abbattimento totale dell’impiego di metalli pesanti (cromo, alluminio, ferro, titanio, zirconio) nel ciclo produttivo e l’incremento della biodegradabilità degli scarti reflui e del pellame finito. Ce ne parla Giacomo Monteverde, titolare di Workem, azienda di Santa Croce sull’Arno partner nello sviluppo di prodotti chimici eco-friendly di altissimo valore innovativo.
Giacomo Monteverde, come nasce Workem?
“Workem nasce nel gennaio 2019, un anno prima della pandemia. È stata una partenza difficile, ma ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo proseguito l’attività senza usufruire di cassa integrazione, assumendo anzi del personale. Non siamo nuovi nel settore conciario, dove mio padre – Giuseppe Monteverde – è una persona conosciuta e rispettata per i suoi cinquant’anni di esperienza nel comparto dei prodotti chimici. Io l’ho affiancato per diversi anni, dopodiché abbiamo deciso di intraprendere questa splendida avventura consci delle reali esigenze del mercato in materia di sostenibilità”.
Qual è il focus del progetto Canapol?
“Siamo ormai consapevoli che la promozione di modelli di economia circolare e l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale rappresentano delle certezze con cui le aziende devono declinare il proprio percorso verso un futuro più sostenibile. Il nostro progetto non prevede di eliminare il cromo per sostituirlo con un altro prodotto chimico che non contiene metalli, ma punta tutto sulle risorse naturali in un’ottica di economia circolare. Il focus del progetto è quello di impiegare canapa da fitodepurazione ed utilizzarla per la piantumazione nei terreni inquinati. Dopo il raccolto ne recuperiamo i semi (dove si riversa solo una parte infinitesimale delle scorie assorbite) non riservabili a uso alimentare umano, mentre la componente fibrosa viene destinata alla produzione di mattoni per la bioedilizia. Ne deriva che noi ne otteniamo un conciante bio-based e al tempo stesso quel dato terreno versa in condizioni migliori. Senza contare l’abbattimento totale di metalli pesanti nell’indotto conciario e l’incremento della biodegradabilità degli scarti reflui e del pellame finito. E il cerchio si chiude”.
Dall’idea allo sviluppo del prodotto perfetto la strada è lunga!
“Occorrono l’intuizione giusta, un pizzico di fortuna e tanta buona volontà! L’esperienza e lo stimolo a fare sempre meglio hanno giocato un ruolo fondamentale nell’arrivare prima al risultato. Siamo giunti in fondo al percorso e i dati ci confortano. Le pelli conciate con Canapol sono state sottoposte ad accurate analisi di laboratorio che ne hanno dimostrato la biodegradabilità (97%) ai sensi della norma UNI EN ISO 20136:2020. Abbiamo ottenuto la certificazione TÜV Austria OK compost (il nostro articolo è bio-based per l’88%). Abbiamo compiuto uno studio di LCA – Life Cycle Assessment sul prodotto e già depositato due brevetti che avvalorano le proprietà del conciante. Stiamo infine conducendo dei test per la valutazione della fitotossicità delle pelli conciate con Canapol”.
Il nuovo prodotto sta già destando interesse?
“C’è interesse sotto vari aspetti da parte di tutti i settori, dalla calzatura alla pelletteria d’alta gamma fino all’arredamento. La forza di un prodotto risiede nel provare a trovare il suo punto debole: Canapol è stato scandagliato a 360 gradi e non esiste un solo motivo per cui non si debba continuare a portare avanti questo progetto. La qualità dei prodotti, l’assistenza capillare e dedicata, la ricerca applicata sono del resto il nostro biglietto da visita. Siamo sempre in grado di dimostrare ciò che diciamo e questo è molto apprezzato dai nostri clienti”.
I vostri progetti per il futuro?
“Siamo partiti nel 2019 e poi il mondo si è fermato. Nonostante la pandemia e la battaglia sui prezzi a oggi abbiamo quasi quadruplicato il fatturato. Penso che il 2024 sarà l’anno di vera partenza, abbiamo tante novità in cantiere e Canapol è la chiave per aprire la porta. Stiamo lavorando perché la fitodepurazione prenda piede, organizzando una filiera e coordinando con alcuni partner una prova di piantumazione importante. Speriamo solo che la siccità non remi contro”.

www.workem.it

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Giacomo Monteverde con il padre Giuseppe