Acque del Chiampo Spa. Impianto di depurazione modello, pronte altre opere

Tra gli interventi già appaltati le tre vasche di ossidazione, ozonizzazione e omogeneizzazione che saranno completate ad inizio 2024. Il direttore generale Andrea Chiorboli spiega le strategie future

Ad Acque del Chiampo, che si occupa in modo centralizzato dei servizi di acquedotto, fognature, depurazione e smaltimento fanghi in discarica e vanta come azionisti 10 Comuni del comprensorio di Arzignano e dell’Ovest Vicentino, si guarda con rinnovata fiducia al futuro. Nell’ultimo anno sono stati appaltati diversi interventi, che saranno completati entro l’inizio del 2024: a confermarlo è il direttore generale Andrea Chiorboli, che abbiamo intervistato in occasione del convegno dal titolo “Sustainability Solutions: come affrontare le sfide della sostenibilità nel settore concia”, ospitato a fine aprile nella sede centrale della Spa.
“Da qui ai primi mesi del prossimo anno – spiega Chiorboli – andremo a completare progressivamente tre importanti interventi, consistenti nella realizzazione della sezione di ozonizzazione, oltre alle nuove vasche di omogeneizzazione e ossidazione. La prima opera, già completata, riguarda il sistema di ossidazione biologica, che è il reattore principale dove avviene il processo di degradazione del refluo conciario: oltre ad essere più performante rispetto a quello precedente, ci permette di risparmiare in termini economici, ma anche di ossigeno ed energia necessari per farlo funzionare. La fase di ozonizzazione, ossia lo stadio finale dell’impianto, già unica nel suo genere perché normalmente non si applica negli impianti di depurazione tradizionali, garantirà un risultato migliore in termini di percezione visiva dello scarico, molto più limpido, e un abbattimento ulteriore del cromo e del COD che già vanta livelli prossimi al 100% di rendimento. L’ultimo intervento approvato è un’ulteriore vasca di omogeneizzazione, dalle attuali 5 diventeranno 6, permettendo di regolare in maniera ancora più omogenea e uniforme il ciclo di depurazione: lo scarico delle concerie, nell’arco della settimana registra dei picchi che devono essere “ammortizzati” nelle vasche. Il sistema viene trattato in modo che in ogni sezione vengano captate tutte le emissioni di acido solfidrico attraverso un sistema avveniristico. Il trattamento degli odori è già in funzione da diversi anni, ma va continuamente ampliato e mantenuto in quanto le sezioni aumentano. Per quest’ultima opera dell’impianto di depurazione, che ci viene invidiato in Italia e all’estero in quanto considerato un modello, investiremo circa 10 milioni di euro”.
Altri progetti sui quali state lavorando? 
“La ristrutturazione del plastico del depuratore, situato all’ingresso di AdC, visibile a tutti coloro che entrano nella nostra sede. Apparentemente può sembrare un intervento secondario, in realtà per noi ha un grande significato in quanto viene svolto dagli studenti delle scuole medie di Arzignano, con la regia del professor Bruno Bruna. Per il lavoro sul plastico, che ha più di 10 anni e andava aggiornato con quanto realizzato in questo periodo, ci ha fatto piacere coinvolgere i ragazzi, una parte dei quali saranno i tecnici e gli imprenditori del futuro. Gli studenti, che in certi giorni sono accompagnati e aiutati dai genitori, saranno impegnati sino alla fine dell’anno scolastico: metà di loro si sta occupando del plastico in 3D, utilizzando una stampante tridimensionale donata da noi, mentre l’altra metà dispone di un drone che viene fatto volare all’esterno per mappare fotogramma dopo fotogramma il depuratore dal cielo, così da fornire gli elementi da riprodurre e aggiornare”.
Ci sono ulteriori interventi in cantiere, magari collegati all’aspetto ambientale? 
“L’impianto fotovoltaico da 2,5 Megawatt, nell’area connessa all’impianto di depurazione, che sorgerà entro quest’anno, sfruttando la superficie di una discarica fanghi in post-chiusura: previsto un investimento di oltre 3 milioni di euro, già appaltato con i lavori al via entro l’inizio dell’estate. In questo caso si tratta di un cambio di strategia: fino a un paio d’anni fa l’energia costava poco ma con l’impennata notevole dei prezzi nell’ultimo biennio, è stato necessario ridefinire le linee strategiche in campo energetico. Il tema del fotovoltaico e delle rinnovabili in genere, oltre a quello delle comunità energetiche, è sul tavolo mio e degli amministratori, per cogliere le opportunità migliori”.
In che modo vi ponete nei confronti delle industrie conciarie del territorio? 
“L’impianto di Arzignano serve oltre 130 grandi aziende del comparto, direttamente collegate, per una capacità depurativa pari a 1,6 milioni di abitanti equivalenti. Nei confronti dell’ambiente e nei confronti dell’attività conciaria, che è la peculiarità della nostro distretto industriale, Acque del Chiampo ha un ruolo fondamentale e interconnesso alle industrie della vallata. Si tratta di una collaborazione a doppio filo: da una parte siamo i controllori, visto che dobbiamo in ogni caso far rispettare le regole, funzionali al corretto funzionamento dell’impianto di depurazione. Dall’altra siamo partner delle stesse aziende, rappresentando la parte finale della catena produttiva della filiera della concia. In un contesto diverso, ogni conceria avrebbe il proprio impianto di depurazione, con i vari fattori di vulnerabilità e i possibili rischi”.
La vostra storia inizia nel 1974, il prossimo anno festeggerete il mezzo secolo. Una strategia che con il tempo si è rivelata fondamentale anche per la tutela del territorio… 
“Aver pensato e progettato un impianto centralizzato quando il distretto conciario di Arzignano era ancora limitato, prima della crescita fino al livello attuale cha ha portato il riconoscimento del marchio Arzignano Capitale della Pelle da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, è stata una scelta vincente e lungimirante. Ma altrettanto fondamentali sono stati gli interventi realizzati nel corso degli anni: oggi disponiamo di una struttura dalle dimensioni enormi, che richiede un’ampia serie di specificità e professionalità, necessarie per gestirlo, mantenerlo e rinnovarlo, in funzione dei traguardi che ci siamo posti ma anche degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e delle normative a livello nazionale ed internazionale. L’impianto di depurazione è quello che vediamo attualmente, anche con le immagini dall’alto, ma alle spalle c’è un’attività di controllo e di monitoraggio quotidiano sulle aziende allacciate, fondamentale per il corretto funzionamento e per garantire la qualità dello scarico di cui noi rispondiamo direttamente per conto delle imprese stesse. A ciò vanno aggiunti gli eventi meteorologici, che possono rappresentare un ulteriore problema, come avvenuto lo scorso anno con la siccità, un elemento restrittivo che ci ha messo in difficoltà”.
Voi siete spesso protagonisti dell’organizzazione di eventi, come nel caso di convegno sulla sostenibilità del settore concia. Si tratta di una scelta precisa? 
“Certamente. Occasioni come queste consentono di venire a contatto con imprenditori e tecnici delle attività produttive che cercano sempre di migliorarsi, non solo a scopo di lucro ma anche per migliorare l’ambiente e contenere gli impatti ed essere sempre più sostenibili. Acque del Chiampo è una società pubblica, gli indirizzi strategici e gli input quotidiani ci arrivano dai 10 Comuni soci della vallata, il cui scopo è operare nel miglior modo possibile, mettendo nelle condizioni migliori il tessuto economico, sociale e culturale. Abbiamo diversi progetti che coniugano la funzionalità dell’impianto e gli aspetti ingegneristici al territorio, a cui si aggiunge un ricco programma di visite alle nostre strutture, una buona parte delle quali ci vengono richieste anche da delegazioni provenienti dall’estero e da varie associazioni, non solo ambientaliste. Nello scorso settembre abbiamo accolto circa 200 delegati internazionali Aicc, in occasione dell’EuroCongress, ospitato in Fiera a Vicenza: è stata una bella esperienza accompagnarli a vedere gli impianti di depurazione”.
Da parte vostra chi cercate di coinvolgere in particolare nelle visite? 
“Quando possibile delegazioni, gruppi e imprenditori stranieri, lo facciamo anche per garantirci quello scambio continuo di idee e di apertura nei confronti delle nuove tecnologie. Tuttavia la nostra attenzione maggiore riguarda gli studenti, non solo degli istituti conciari di Arzignano, ma provenienti da fuori distretto e fuori provincia. Le visite riguardano soprattutto gli studenti iscritti ad atenei e facoltà diverse, che ci hanno spinto recentemente a finanziare due Master con l’Università Ca’ Foscari di Venezia: il primo, in diritto e ambiente, indirizzato all’aspetto giuridico, prevede due borse di studio annuali, questo è il terzo anno di collaborazione. Un altro, nato nella sessione 2022-2023, finalizzato a promuovere un tecnico dei servizi idrici integrati, affronta anche temi gestionali e quindi è aperto anche ad ingegneri: lo scopo è creare nuove professionalità difficili da reperire sul mercato oggi”.

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