Finikem, il metodo rivoluzionario FINIDRY

L’azienda di Castelfranco di Sotto (Pisa) ha presentato in autunno una nuova gamma di prodotti idro ed oliorepellenti, completamente esenti da resine fluoro-carbonio. Nostra intervista al direttore generale Emanuele Rappa.

Alla FINIKEM di Castelfranco di Sotto (Pisa), situata ad appena un chilometro dalla zona industriale di Santa Croce sull’Arno, il futuro è già iniziato. Fondata nel 1990 e specializzata nella produzione e nel commercio di prodotti chimici per la rifinizione delle pelli nel settore conciario, l’azienda toscana ha letteralmente “svoltato” dopo il lancio sul mercato, nell’autunno scorso, di una nuova gamma di prodotti idro ed olio-repellenti, senza resine fluoro-carboniche, attraverso un metodo rivoluzionario denominato FINIDRY.
Per la FINIKEM – azienda parte del Gruppo Lapi, che con le sue quattro aziende, tutte specializzate nella chimica per la conceria, è leader nel mercato conciario mondiale – si tratta di una strategia capace di precedere la concorrenza, di fatto anticipando quelle che saranno anche le nuove normative. A parlare dei progetti presenti e futuri è Emanuele Rappa, direttore generale da marzo 2020 (“Sono arrivato la settimana prima della chiusura per Covid, una scelta tempestiva”, scherza), che in precedenza, per una decina d’anni, si è occupato di servizi di igiene ambientale e riciclo delle plastiche, con compiti gestionali e direttivi.
“Sono approdato in un Gruppo – le parole di Rappa, che abbiamo intervistato in sede ad inizio febbraio – che da oltre 70 anni è grande protagonista nel settore conciario ed è capace di presidiare tutti i vari comparti, dalla chimica di base alla rifinizione. In pratica siamo presenti lungo tutta la filiera di concia della pelle, compresa la lavorazione di sottoprodotti per la produzione di gelatine, settore nel quale abbiamo proceduto di recente a un’importante acquisizione in Spagna. Il Gruppo è presente in tutta la catena del valore per quanto riguarda la pelle”.
Nell’ambito del gruppo che ruolo specifico ricopre la FINIKEM?
“Occupandoci di rifinizione, siamo collocati nella parte più vicina al mercato finale, quello del mondo della moda: sta a noi rendere pronta la pelle per essere trasformata in una borsa, una scarpa, un un capo di abbigliamento o un prodotto di arredamento. Storicamente le aziende del gruppo hanno sempre avuto politiche commerciali abbastanza autonome, ma ora stiamo cercando con la proprietà di integrarle e coordinarle tra loro per creare valore e fare massa critica: presente e futuro sono ormai legati ai grandi player, la piccola dimensione rischia di diventare più un limite che un vantaggio. Ecco perché stiamo lavorando su un coordinamento tra le varie forze in campo, pur considerando che sono diversi sia i prodotti che l’attività”.
Nel mercato globale come si pone la FINIKEM?
“Più che prodotti, noi proponiamo soluzioni e sistemi, la rifinizione non si vende tanto a catalogo quanto con l’assistenza tecnica, sia in Italia che all’estero: per essere più precisi, noi vendiamo specialties al chilo, non commodities a quintali o a tonnellate, trattando ovviamente materie prime molto più costose”.
La vostra è un’azienda che come vocazione ha sempre dedicato molto spazio alla ricerca, prerogativa che le ha consentito di presentare con frequenza novità rivoluzionarie …
“Fa parte delle nostre caratteristiche, visto che la rifinizione è la punta di diamante rispetto alle novità, alle innovazioni e alle tendenze. Su questo abbiamo sempre lavorato, soprattutto nell’ambito della sostenibilità. Ecco perché, con alle spalle un intenso lavoro di ricerca e sviluppo, cerchiamo di lanciare non solo prodotti nuovi ma anche all’interno degli stessi andiamo a cambiare le formulazioni, inserendo materie prime sempre più green. Visto da fuori quello che proponiamo può sembrare lo stesso, in realtà dentro è migliore, meno impattante e con minor presenza di metalli”.
Cosa ci può dire della gamma Free-Metal, che rappresenta uno dei vostri fiori all’occhiello?
“E’ una linea che esisteva già in precedenza ma che abbiamo completamente ristrutturato tra il 2020 e il 2021 per garantire caratteristiche migliori, con un contenuto di metalli ancora più basso rispetto alla linea precedente, peraltro già buona. Il tutto con un obiettivo ben preciso, quello di andare incontro ai capitolati, sempre più stringenti, delle grandi firme della moda. Il tutto naturalmente senza diminuire il livello di affidabilità e qualità”.
Di recente avete lanciato qualcosa di ancora più innovativo sul mercato: di cosa si tratta?
“Nell’ottobre scorso abbiamo presentato la nuova linea FINIDRY, una gamma di prodotti idro ed olio-repellenti, completamente esenti da resine fluoro-carboniche: si tratta di una gamma con una base tecnologica innovativa composta da quattro prodotti, di cui tre a base solvente e uno a base acqua, con quest’ultimo, denominato “Finidry idro-oil water” che è davvero molto interessante. Si tratta di una linea di prodotti metal free e biodegradabili che stiamo già testando e che ci sta dando delle soddisfazioni con i nostri clienti, sia italiani che esteri”.
Secondo la vostra visione perché questa linea di prodotti sarà così apprezzata?
“Perché è ormai chiaro che si sta correndo verso questa direzione, sulla spinta dalle firme più sensibili ai temi “green”. E’ convinzione diffusa che le resine fluoro-carboniche, verosimilmente, tra breve tempo non saranno più consentite nel tessile e subito dopo arriverà anche il divieto nel settore della pelle. Questo costringerà le aziende ad utilizzare prodotti nuovi, ma noi riteniamo che già da subito ci siano delle firme e dei marchi, più sensibili alle tematiche della sostenibilità, interessate ad acquistare questo tipo di prodotti per la fase di rifinizione”.
Voi comunque siete già pronti a questa nuova “era”?
“In realtà abbiamo intrapreso il passo successivo, avendoli già inseriti nella gamma aziendale: li stiamo “campionando” e vendendo non solo in Italia ma anche attraverso diversi distributori in giro per il mondo, al punto da aver raccolto subito un buon interesse. È chiaro che hanno un prezzo sensibilmente superiore rispetto ai “prodotti standard” che venivano utilizzati da tempo. Questo perchè hanno un contenuto tecnologico assolutamente superiore, venendo da lavorazioni complesse, con costi più alti necessari sia per l’acquisto delle materie prime che per il ciclo produttivo”.
Che bilancio potete fare dopo due anni esatti di economia globale rallentata dalla pandemia sanitaria?
“Attualmente il nostro fatturato è suddiviso con una quota export pari al 55% e il rimanente 45% in Italia. Di fatto non è una novità perché la maggior parte del fatturato la nostra azienda l’ha sempre fatto all’estero, soprattutto in Cina, India, Sudamerica e Messico, ma anche in Europa. Siamo presenti in una ventina di Paesi e nel 2021 il nostro mercato è stato più soddisfacente all’estero, dove abbiamo registrato maggiori margini di ripresa e crescita che non in Italia, dove il nostro giro d’affari è prevalentemente concentrato nel distretto di Santa Croce. Come per altre aziende il Covid ci ha fortemente penalizzato; nel 2020, tuttavia, non siamo stati fermi: abbiamo realizzato una app per consentire ai clienti italiani di effettuare i loro ordini dal cellulare o dal PC e poi abbiamo studiato e rifatto la linea arredamento. L’avevamo pensata in particolare per la Cina, poi purtroppo non potendoci andare fisicamente per promuoverla, è finita che la stiamo vendendo in Sudamerica oltre che in Europa e in Italia”.

www.finikem.com

Emanuele Rappa, direttore generale Finikem

LA FINIKEM TRA I PARTNER DEL PROGETTO TUSCAVIA
C’è anche la FINIKEM di Castelfranco di Sotto tra i partner del Progetto Tuscavia, avviato nel 2021 e che si concluderà entro la fine di quest’anno, finalizzato alla produzione di principi attivi ottenuti da materie prime di origine vegetale, presenti sul territorio regionale toscano, che possano avere una funzione antibatterica, antimicotica e antivirale, da poter utilizzare in molteplici settori. Nell’iniziativa, finanziata direttamente dalla Regione Toscana, vengono studiati e messi a punto processi estrattivi di composti bioattivi, con l’ausilio di modelli predittivi in silico, per una loro produzione alternativa ai processi di sintesi chimica tradizionale oggi noti. Il progetto porterà alla realizzazione di un innovativo impianto pilota di estrazione intelligente, versatile e dinamico coerente con la strategia Industria 4.0 e all’ottenimento di estratti che saranno sperimentati in numerosi ambiti applicativi, e per i quali saranno valutate molte proprietà chimico-fisiche, nutrizionali e terapeutiche, grazie alla collaborazione tra diverse tipologie di aziende e centri di ricerca.
Tuscavia è gestito attraverso una innovativa piattaforma digitale 4.0 realizzata e validata all’interno del progetto, con lo scopo di presidiare la correttezza dell’impostazione data alla Ricerca & Sviluppo, alla formalizzazione contrattuale dei rapporti di collaborazione ed alla valorizzazione brevettuale di tutti i risultati di progetto ottenuti. Tra i vari partner anche l’Università di Pisa, attraverso la facoltà di Farmacia e quella che comprende la Ricerca traslazionale e nuove tecnologie in medicina e chirurgia.
“A questo progetto – spiega Emanuele Rappa – partecipano aziende toscane di settori diversi, noi siamo l’unica a rappresentare il comparto della pelle. Abbiamo deciso di aderire con grande entusiasmo, trattandosi di un qualcosa di molto innovativo e tecnologicamente avanzato. Per quanto ci riguarda gli scarti di lavorazione della filiera agro-alimentare toscana, opportunamente trattati, entreranno a far parte dei nostri formulati come eccipienti di natura anti-batterica e conservanti. Siamo convinti che questo filone ci potrà dare soddisfazioni importanti: è un’iniziativa bella e interessante in quanto coniuga la tradizione della filiera corta dell’agricoltura toscana con l’innovazione tecnologica che consente di riutilizzarne i sottoprodotti in applicazioni green ad alto valore aggiunto”.