Intervista a Luís Onofre presidente Apiccaps e CEC

Regole uguali per tutti e capitalizzazione di digitalizzazione e sostenibilità

Pandemia, recessione, conflitti internazionali. Questo ci lasciamo alle spalle e, in parte, stiamo ancora vivendo, ma molte sono ancora le sfide che attendono l’industria europea della calzatura, non solo in ambito continentale, ma anche su scala globale, sfide che coinvolgono tutti i livelli e che abbracciano diverse questioni di importanza strategica, come l’automazione, la digitalizzazione, il ricambio generazionale e la sostenibilità ambientale.

Abbiamo intervistato l’imprenditore e designer portoghese Luís Onofre, dal 2017 presidente di Apiccaps, l’associazione portoghese dell’industria della calzatura, pelletteria e componenti e dal 2019 della CEC – Confederazione Europea della Calzatura, che fa un excursus su questi difficili anni, segnati dal rallentamento economico internazionale, dall’inflazione e da un clima di sfiducia generale, prospettando un futuro non privo di difficoltà, ma anche fecondo e ricco di opportunità da cogliere.

Luís Onofre, il 2024 segnerà il traguardo dei 7 anni alla guida di APICCAPS e 5 come Presidente della CEC. Quale contributo crede di aver dato a questi prestigiosi organismi in tanti anni di presidenza e quali sfide vi attendono per il futuro?
“Non credo sia giusto per me fare questa valutazione. Ritengo di aver fatto quello che potevo in un periodo molto impegnativo, un periodo in cui abbiamo dovuto affrontare sfide importanti, dall’epidemia di Covid-19 al rallentamento economico internazionale, e altre sfide altrettanto importanti, come la crescente importanza di questioni come l’automazione, la digitalizzazione o la sostenibilità nelle nostre attività. Sono convinto che l’industria europea sia ormai un punto di riferimento internazionale, soprattutto nello sviluppo di nuovi prodotti e materiali, e lo dobbiamo alla visione di innumerevoli imprenditori e all’impegno di migliaia di lavoratori. Giunto al termine del mio mandato come presidente della CEC, desidero naturalmente augurare ogni successo al mio successore, Rosana Perán”.

Quali sono le esigenze più pressanti dei mercati internazionali e in che direzione sta andando il settore calzaturiero europeo?
“Direi che la preoccupazione più grande in questo momento è la recessione economica generalizzata. I nostri mercati principali sono anemici e questo ha naturalmente un impatto sulle nostre attività. In secondo luogo, continuo a difendere i principi del commercio libero, giusto ed equilibrato. Sfortunatamente, non c’è reciprocità nelle politiche europee. Spesso ci troviamo di fronte a condizioni molto sfavorevoli per le aziende europee. Lo stesso non vale per i nostri concorrenti internazionali. Secondo la Commissione Europea, infine, l’industria europea della moda avrà bisogno di 500mila nuovi dipendenti entro la fine del decennio. Dobbiamo essere in grado di attrarre una nuova generazione nelle nostre aziende. Da parte nostra, stiamo facendo del nostro meglio. In Portogallo stiamo portando avanti azioni promozionali in 86 scuole nelle zone in cui è maggiormente concentrata l’industria calzaturiera, cercando di sensibilizzare i giovani sulle potenzialità del nostro settore e delle nostre aziende”.

E quello portoghese?
“Penso che i problemi che affrontano le aziende portoghesi siano gli stessi che affrontano le aziende europee. Alla fine dello scorso anno abbiamo lanciato il nostro piano strategico per il prossimo decennio, proponendo 113 azioni per rendere l’industria calzaturiera portoghese un punto di riferimento all’estero. Attualmente stiamo facendo un enorme investimento – 140 milioni di euro – in automazione, digitalizzazione e sostenibilità. Stiamo sicuramente facendo la nostra parte”.

Recentemente si sono svolti sia il Congresso UITIC a Milano che il World Footwear Congress a Istanbul. In che modo questi eventi internazionali contribuiscono al settore e cosa pensa in generale?
“Sono stati due eventi molto importanti, secondo me. In primo luogo, ha consentito un dialogo fruttuoso e ha posto l’industria europea al centro dell’equazione. Abbiamo aperto le nostre porte al mondo esterno e dimostrato la nostra capacità di essere leader in settori stimolanti come l’innovazione, la creatività e persino la sostenibilità. Il tema della sostenibilità è ormai sulla bocca di tutti ed è un chiaro presupposto in ogni settore”.

Per quanto riguarda le calzature, cosa viene richiesto nello specifico oggi e cosa pensa delle tante normative applicate incessantemente dall’Ue?
“Dobbiamo tutti sforzarci di raggiungere gli obiettivi di usabilità dell’Unione Europea e dell’ONU. Possiamo fare di più e meglio. Ma parliamoci chiaro: le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti stiamo chiaramente distorcendo la concorrenza”.

Eventi come la pandemia e le guerre hanno avuto e continuano ad avere un impatto negativo sui mercati di ogni settore. In che modo l’aumento dei prezzi in termini di materie prime, approvvigionamento e trasporto ha influenzato il mercato delle calzature e quali sono le armi future per affrontare le recessioni del mercato?
“Questa è un’ottima domanda. La verità è che i prezzi sono aumentati notevolmente e non si sono ancora stabilizzati. Ciò ha portato all’entropia del mercato. Il commercio al dettaglio resta sotto pressione, le scorte si sono accumulate e i mercati impiegano più tempo di quanto vorremmo per riprendersi. Secondo il World Footwear Yearbook, nel 2022 nel mondo sono state prodotte 24 miliardi di scarpe. L’Asia rappresenta l’88% della produzione. A nostro avviso, ciò non è ragionevole”.

Quali cambiamenti significativi prevedete per il mercato delle calzature tra 10 anni?
“Ci sono nuovi mercati da raggiungere ed un nuovo pubblico emergente sempre più informato ed esigente. Le nostre aziende devono essere in prima linea nel processo di sviluppo di nuovi prodotti. La digitalizzazione e la sostenibilità sono chiaramente grandi opportunità per le nostre aziende. Dobbiamo essere in grado di capitalizzarli”.

www.apiccaps.pt

www.cec-footwearindustry.eu

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Luís Onofre, presidente di Apiccaps e della CEC