La Vigevano del futuro

Intervista al Sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa, obiettivi e speranze di una città che è diventata simbolo del settore calzaturiero nel mondo e che oggi si trova ad affrontare grandi sfide.

Sindaco di Vigevano Andrea Ceffa

Il Sindaco di Vigevano Andrea Ceffa

A pochi giorni dalla chiusura dell’assemblea annuale di Assomac, incontriamo Andrea Ceffa, Sindaco della città pavese, che ci delinea lo stato di salute della “capitale della calzatura”. Ricordiamo che proprio a Vigevano, nel lontano 1866, nacque il primo calzaturificio a modello industriale e, poco dopo, divenne un vero e proprio modello internazionale esportando milioni di scarpe in tutto il mondo. Come ogni città, anche Vigevano ha vissuto le sue fasi evolutive subendo profonde trasformazioni. Queste variazioni non hanno coinvolto solo l’urbanistica, ma hanno soprattutto accompagnato l’espansione e la contrazione del suo sistema economico, determinandone il suo sviluppo.

Sindaco, qual è lo stato di salute attuale di Vigevano? “Dal punto di vista strettamente legato al settore, i calzaturifici sono ovviamente molti meno  rispetto  al  passato. La maggior  parte  di  quelli rimasti  sono calzaturifici che lavorano per conto terzi, per stilisti importanti come Manolo Blahnik o Christian Louboutin, e producono scarpe di altissima qualità. Non possiamo più parlare di una vera e propria produzione massiva, ma ancora di una produzione di grande qualità. A Vigevano, come a Parabiago ad esempio è rimasta la grande competenza del savoir-faire, del saper fare”.

Nel corso degli anni, le aziende produttrici di scarpe sono diminuite, ma il settore meccano-calzaturiero è in crescita, come attesta l’ultimo rapporto di Assomac appena presentato. Corretto? “Oggi è il settore predominante, quello che ancora resiste in maniera importante e al suo interno conta aziende italiane leader a livello internazionale. Col passare del tempo, Vigevano ha cambiato la sua connotazione, ma si distingue sempre per questa grande competenza nel realizzare calzature tanto che uno dei grossi problemi di cui si è sentito parlare in Fiera da quando il mercato è ripartito è proprio la difficoltà a reperire manodopera. Dagli anni ‘60 il mondo del settore calzaturiero è cambiato profondamente perché le grandi produzioni si sono spostate nelle Marche. La medesima cosa è accaduta alla fisionomia della nella nostra città. Oggi, sul nostro territorio, sono presenti realtà che realizzano soprattutto scarpe da uomo eleganti e un certo tipo di calzature da donna. Ad ogni modo, nonostante le difficoltà, il meccano-calzaturiero rimane ancora un punto di riferimento: lo dimostra il fatto che qui, nella provincia di Pavia, sono presenti il 70% delle industrie di questo settore”.

Quanto conta tutto questo sul tessuto sociale? “Conta tantissimo tanto che la nostra città, rispetto ad altre, ne risente molto di più perché, evidentemente, quando c’è una crisi del settore manifatturiero, o comunque una crisi economica, i posti di lavoro diminuiscono e le aziende chiudono. Ad aggravare la situazione bisogna considerare che una serie di servizi importanti, come il Tribunale, sono stati dislocati a Pavia. È ovvio che Vigevano negli ultimi anni abbia sofferto perché è sempre stata una città ricca – e lo è probabilmente ancora se parliamo in termini di depositi bancari – ma si è impoverita dal punto di vista economico assoluto e di conseguenza anche culturale”.

C’è uno spiraglio di luce all’orizzonte? “Oltre alla grande incognita causata all’attuale situazione internazionale, anche quest’anno le aziende del settore stanno sicuramente scontando un rimbalzo importante ma c’è un cauto ottimismo. Il settore segna un incremento a due cifre”.

Sindaco, qual è la sfida più grande che si trova ad affrontare oggi? “Si parla da anni di crisi ma una delle sfide più grandi per Vigevano è il tema delle infrastrutture perché il nostro territorio manca dei collegamenti autostradali, stradali e ferroviari necessari al suo sviluppo. Siamo molto vicini a Milano, e gravitiamo storicamente attorno al capoluogo lombardo, ma non abbiamo un collegamento serio con l’aeroporto, con le tangenziali e nemmeno un casello autostradale vicino. Abbiamo una linea ferroviaria utilizzata da più di 8000 pendolari che si recano tutti i giorni a Milano ma è assolutamente indegna dal punto di vista della qualità di servizio. Dobbiamo sottolineare che purtroppo non siamo noi a giocare in prima linea la partita perché le infrastrutture vengono soprattutto decise dalle città metropolitane limitrofe. Noi, in qualche modo, le subiamo. È da più di quarant’anni che viviamo in questa situazione ed è palese che per consolidare il nostro tessuto imprenditoriale le opere infrastrutturali assumono il ruolo di motore e traino per lo sviluppo”.

Mi sembra di capire che non si faccia gioco di squadra con le altre città… “Non è semplice ma stiamo comunque cercando di creare una rete territoriale efficace. Anni fa avevamo anche tentato di entrare in città metropolitana con un progetto speciale che riunisse le nostre città (Vigevano, Pavie e Milano) ma il progetto è stato messo in frigorifero. Quello che a noi interessa oggi è avere maggiori possibilità di giocare questa partita da protagonisti”.

Nell’ultimo rapporto di Assomac si parla di deglobalizzazione: i brand stanno riportando in Europa e in Italia le loro produzioni. La dimensione locale rappresenta un limite o un valore aggiunto? “Non credo sia un limite, anzi, una dimensione come la nostra può essere un plus. Proprio per questo motivo ho sempre sostenuto che le infrastrutture siano oggi di cruciale importanza perché la nostra dimensione, quella della città media, è sicuramente un valore: il nostro comune ha tutti i servizi disponibili, sono presenti le università e abbiamo un patrimonio culturale importante. Non dimentichiamo il parco del Ticino. A Vigevano si vive qualitativamente bene e ha tutte le caratteristiche per poter essere una sorta di città incubatrice di nuovi progetti. Se le infrastrutture crescessero si assisterebbe anche a una rivalutazione del suo valore immobiliare e, come è prevedibile, diventeremmo attrattivi non solo per l’industria”.

Parlando di industria, come state affrontando il problema della mancanza di manodopera specializzata e della fuga dei giovani all’estero? “Diciamo che la formazione non è una competenza specifica delle amministrazioni comunali perché è di competenza della Provincia e della Regione però, in questi anni, noi abbiamo sempre cercato di creare una rete di collaborazione sia con le associazioni che con le aziende. Tempo fa si era parlato di un polo calzaturiero proprio a Vigevano ma il progetto non è partito. Il ruolo che noi possiamo giocare è di supporto a chi vuole mettere in campo azioni di formazione, ciò che secondo me manca in questo momento. Creare una scuola che possa diventare un patrimonio di tutti è un grande obiettivo che, nonostante gli sforzi messi in atto dalle associazioni di categoria, fa fatica a decollare. Un altro aspetto da considerare, me lo hanno confermato anche tanti imprenditori, è l’impossibilità di eliminare nella mentalità dei giovani il concetto per il quale lavorare in aziende manifatturiere sia poco dignitoso. Le fabbriche di oggi non sono come quelle in cui lavoravano i nostri genitori. Bisogna vincere ancora alcune resistenze, ma sarebbe auspicabile lavorare a un progetto congiunto di questo tipo”.

Qual è il progetto  sul  quale  sta lavorando  e  che  la  renderebbe maggiormente orgoglioso di esserne stato fautore? “Mi piacerebbe che, con la collaborazione dell’amministrazione e insieme alle associazioni di categoria, si riuscisse a trovare un luogo che diventi un elemento di richiamo e, in accordo con il tessuto produttivo, il punto di partenza per un vero rilancio del settore, iniziando dalla formazione. Mi piacerebbe molto perché in questo modo getteremmo concretamente le basi per creare un futuro teso allo sviluppo della città e delle generazioni a venire”.

Cosa ritiene si possa e si debba fare per sensibilizzare l’opinione pubblica, le imprese e i politici sui contributi alle città e alle loro esigenze per rendere possibile, come ha dichiarato lei, un ulteriore sviluppo e diventare anche un centro d’attrazione internazionale? “Noi italiani possediamo una grande fortuna perché abbiamo molte belle città e un patrimonio culturale importante. Inoltre, soprattutto qui al nord, il tessuto industriale di certo non manca: c’è Bergamo, Brescia, Milano, oltretutto fortemente competitive. Credo sarebbero necessari maggiori investimenti per uscire un po’ dalla logica della concentrazione nelle grandi città metropolitane, riuscendo a delocalizzare alcune attività e valorizzando città medie come la nostra. Questo darebbe il via al vero cambio di paradigma”.

Uno dei suoi focus è la rigenerazione urbana. Può spiegarci come investire in questo ambito potrebbe creare maggiore attrattiva? “La rigenerazione urbana rappresenta il focus del mio programma perché parte dal concetto dell’evitare ulteriore consumo di suolo, recuperando l’esistente e rigenerandolo in maniera positiva. Questo avrebbe due effetti: il primo è quello di creare lavoro, il secondo è quello di migliorare la qualità di vita nella città. Abbiamo vinto un bando di Regione Lombardia sulla rigenerazione urbana di 15 milioni di euro che ha come obiettivo non solo di sistemare i nostri quartieri che ne hanno più bisogno ma di dare vita a dinamiche che rimuovano il disagio sociale. Il nostro desiderio sarebbe quello di creare un effetto virtuoso di messa in moto della città che, attraverso questi investimenti pubblici, scateni una sorta di effetto positivo per l’intera città”.

Dall’urbanistica alla transizione ecologica: come state interagendo con il tessuto imprenditoriale su questo tema? “Durante questo mandato, abbiamo pensato e istituito un comitato guida che si chiama Digital & Green, con lo scopo fornire un indirizzo all’ipotetico sviluppo della nostra città secondo queste due direttive. Da poco abbiamo fatto un importante investimento tecnologico sulla fibra ottica per cercare di trasformare Vigevano in una sorta di città modello, realizzando le infrastrutture sulle quali si possano appoggiare le nuove tecnologie digitali. Creando i presupposti per andare in questa direzione il Comune sarà sicuramente d’aiuto. Altre azioni che abbiamo messo in moto sono più di interesse cittadino, come quelle dedicate alla mobilità: partiremo con l’implementazione della zona a traffico limitato con il telecontrollo; Piazza Ducale sarà pedonale; c’è il progetto di realizzare una serie di piste ciclabili tra cui una che sta coinvolgendo il Parco del Ticino. Ma se un’azienda intende investire nel green, e quindi nella sostenibilità, noi siamo assolutamente disponibili a fornire il supporto che l’industria può avere bisogno in questa transizione. Quello che ora un po’ manca è l’arrivo e lo sviluppo di nuove attività. A fianco del meccano- calzaturiero, credo sia giusto affiancare settori nuovi, come quello dell’ingegneria informatica. Siamo convinti che Vigevano abbia questa vocazione e, con il tempo necessario, possa svilupparla”.

Intervista pubblicata su STYLE Shoes&Bags gennaio 2023

La piazza e il castello di Vigevano