Osmo, progetto ZenZero, sostenibilità ambientale al top

OSMO, gruppo industriale di Arzignano (Vicenza) resta un punto di riferimento a livello internazionale in ambito ecologico: presentata la gamma, per il bagnato e per la rifinizione, di prodotti bio-derivati

“In questi due anni abbiamo fatto una mezza rivoluzione, lanciando alla fine sul mercato il nuovo progetto chiamato ZenZero, rappresentato da una gamma, utilizzata per il bagnato e per la rifinizione, di prodotti bio-derivati per la sostenibilità ambientale”. Con questa strategia i quattro titolari della OSMO di Arzignano (Vicenza), azienda specializzata nella produzione e vendita di prodotti chimici tecnici e coloranti per il settore conciario, confermano di essere al top per quanto riguarda l’attenzione all’ambiente. La società veneta, fondata nel 2006 e guidata dagli imprenditori Andrea Piazza, Ludovico Massignan, Fabrizio Nicoletti e Paolo Armelli, ha partecipato da protagonista (è stata anche una delle aziende sponsor e sostenitrici dell’intero evento) all’EuroCongress, ospitato in Fiera di Vicenza dal 18 al 20 settembre. Proprio in questo contesto, abbiamo incontrato, all’interno del loro stand (come si vede nella foto qui a fianco), i quattro titolari del Gruppo OSMO, proprietario anche del marchio HTF, che ci hanno spiegato le caratteristiche del progetto e le prospettive futuro della società. “ZenZero è caratterizzato da una percentuale molto alta di sostanza bio-derivata, che vuol dire vegetale, quindi non derivata dal carbonio fossile o dal petrolio. La maggior parte sono quasi al 100% di bio- derivato, ovviamente tutti testati sulla pelle e sull’articolistica. Un biennio di lavoro ha garantito un ottimo risultato, al punto che con questi prodotti siamo già operativi in conceria. La strada che stiamo portando avanti è quella giusta, visto che nel settore conciario si sta diffondendo una rinnovata sensibilità ecologica che sta cambiando a poco a poco il modo di lavorare la pelle”.
Come sono mutati gli scenari nell’ultimo decennio?
“Interventi mirati al miglioramento delle tecnologie di processo o al trattamento degli effluenti inquinanti hanno portato ad una riduzione dei più vistosi effetti negativi sull’ambiente, ma il cammino che resta da percorrere alla ricerca ed allo sviluppo di tecnologie più pulite sembrerebbe ancora lungo. La normativa stringe la maglia con capitolati sempre più severi riguardo l’ambiente e il prodotto finito. I grossi produttori di articoli in pelle vogliono manufatti anallergici, senza metalli ma che mantengano le caratteristiche e le performance che soltanto la pelle al cromo ha saputo conferire in decenni di storia della lavorazione del cuoio”.
In definitiva qualcosa sta cambiando…
“Sì, ma non ci piace pensare che siano soltanto le grandi firme a richiedere l’impiego di prodotti ecosostenibili, realizzati con processi a ridotto impatto ambientale. La nostra ambizione è che diventi un desiderio comune, che prescinda da meri interessi economici e di propaganda. ZenZero è la foto che immortala quest’idea, impatto ambientale che punta allo zero, equilibrio di processo in armonia con l’ecosistema, un viaggio che è esplorazione e nel contempo un tracciato preciso verso una meta condivisa”.
Il Progetto ZenZero può rappresentare una svolta nell’ambito della sostenibilità ambientale?
“E’ sicuramente un percorso avviato, che caratterizzerà il 2023 ma anche gli anni successivi, quindi sarà il nostro futuro, un metodo da poter seguire in conceria nella difesa dell’ambiente, senza rischi di inquinamento e più a contatto con la natura. Il tutto senza dimenticare l’evoluzione tecnologica, a sua volta collegata. In particolare sono i marchi della moda e le grandi griffe a chiedere di procedere con queste strategie, noi abbiamo la fortuna di essere un’azienda di prodotti chimici, spesso ci sediamo ai tavoli tecnici dei brand per sviluppare i nuovi progetti. Di conseguenza conosciamo anticipatamente le loro strategie e in che modo bisogna indirizzarsi nel futuro. Doveroso da parte nostra proseguire nel processo di ricerca & sviluppo, comparto in cui investiamo ogni anno cospicue risorse: si tratta di una struttura importante, capitanata dall’ingegner Nicoletti (uno dei soci, ndr.) e composta da ingegneri e laureati in chimica, ma dotata anche di uno staff con oltre 40 anni di esperienza diretta in conceria”.
Come si vincono le sfide di una “corsa in avanti” che richiede sempre dei miglioramenti?
“La cosa fondamentale è non fermarsi alla teoria, per noi la presenza di tecnici conciari di lunga data è fondamentale per abbinare la tecnologia alla pratica, quindi all’industrializzazione. Noi lavoriamo quotidianamente per migliorarci, allo studio abbiamo già qualcosa nel cassetto per il prossimo futuro, ma non possiamo anticipare nulla. Siamo sicuri tuttavia che sarà un qualcosa di sostenibile non solo a livello ambientale, ma anche imprenditoriale, perché l’obiettivo finale è fare le pelli giuste. Spesso la ricerca in altri contesti si riduce allo studio di un prototipo: un conto è fare l’esperimento in laboratorio con le provette e un altro è garantire il prodotto finale di alta qualità e sostenibilità come il nostro Cosmowhite, lanciato negli anni scorsi, che riesce a realizzare una pelle biodegradabile al 90%. In assoluto siamo stati tra i primi a presentare un sistema da applicare ai prodotti industriali”.
Attualmente vi ritenete al top internazionale nella sostenibilità ambientale?
“Lo siamo, come dimostrano gli obiettivi raggiunti in questi anni. Ad esempio abbiamo già risolto il problema dell’aldeide, per noi non esiste più, visto che con i nostri prodotti è possibile lavorare le pelli senza cromo e senza aldeide. Nello stand della fiera di Vicenza abbiamo esposto pelli trattate con i nostri prodotti, dove nell’etichetta è specificato che nonostante l’assenza di queste due sostanze, si possono fare tutte le lavorazioni possibili. Noi già nel 2017 abbiamo partecipato ad un’edizione di Lineapelle, assieme ad una conceria, nostra cliente, che ha esposto le pelli, le borse e le scarpe biodegradabili, trattate con i nostri prodotti. L’attuale mercato OSMO? La quota export è attorno al 20% del fatturato, ma riteniamo ci siamo margini di crescita. Attualmente siamo presenti soprattutto in Europa, l’obiettivo è penetrare negli altri mercati mondiali”.
Nella ricerca alla migliore sostenibilità, a parità di alta qualità dei prodotti, che ruolo hanno le grandi firme?
“È importante che i brand del lusso facciano la loro parte: tuttavia pretendere tenute impossibili o performance irraggiungibili, rischia di far cadere tutto il palco del lavoro che c’è stato dietro. Probabilmente questo tema è diventato un “discorso culturale”; noi tecnici che operiamo in prima linea stiamo sbagliando nel dire sempre “sì”. Le concerie cercano di accontentare le grandi firme per poi rivolgersi alle aziende di prodotti chimici, senza rendersi conto che una parte delle richieste sono irrealizzabili: esistono infatti dei limiti, stabiliti dalla chimica e dalla fisica, oltre i quali non si può andare. D’altronde non possiamo fare la guerra da soli, le associazioni di categoria conciarie dovrebbero sedersi a loro volta ai tavoli tecnici per far capire dove si può arrivare”. Luca Pozza

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Osmo Andrea Piazza, Ludovico Massignan, Fabrizio Nicoletti, Giampaolo Arnelli

Da sinistra: Andrea Piazza, Ludovico Massignan, Fabrizio Nicoletti e Giampaolo Arnelli